La parola Pasqua deriva dal vocabolo ebraico pesah, che vuol dire passaggio.
Anticamente, celebrava il passaggio dalla stagione invernale alla primavera, nella prima notte di plenilunio del 14 di nisan (mese ebraico corrispondente al nostro marzo-aprile).
E’ in quella notte che Mosè, attraversa il Mar Rosso e fugge dalla schiavitù egizia.
In un altra notte, quella appunto della parasceve, Gesù risorge dalla morte.
Tuttavia, quando celebriamo la Pasqua, si rischia un pò di ripercorrere un evento che sembra sfuggire alla nostra esperienza quotidiana. Eppure, aldilà della resurrezione finale, (quella dopo la morte secondo la dottrina cristiana ), la Pasqua può essere una esperienza ordinaria.
Non solo un evento straordinario di natura divina, ma lo straordinario evento che ognuno di noi, può realizzare nelle cose di ogni giorno.
Fare Pasqua significa fare un passaggio: passare da scelte timide a decisioni definitive; passare dalla falsità di tante nostre relazioni, alla costruzione di legami più sinceri; Risorgere da un fallimento, per reinvestire sulla speranza di un successo; Risorgere dalle sconfitte, dagli errori, dagli sbagli che ognuno di noi porta dentro, per sperimentare il gaudio della fedeltà, il profumo della libertà, la freschezza di un cuore nuovo.
Perché la resurrezione è qualcosa promesso a tutti, poiché ogni giorno ci è chiesto di far morire qualcosa che ci attanaglia e crea fatica per scoprire invece la libertà di una vita vera.
di Gabriele Ritarossi