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Chi non conosce la conca di rame, le ciocie di cuoio e le collane di corallo che sono gli elementi tipici e più caratteristici del folklore ciociaro? E chi non conosce la classica, proverbiale bellezza delle donne di Ciociaria? Il gruppo folkloristico di Alatri ne fornisce un esempio chiaro e significativo. Un gruppo che io stimo che ammiro, che amo. E intendiamoci non lo dico per il fascino emanante dalla perfezione dei lineamenti femminili che si riscontra tra le giovani e floride ragazze che lo costituiscono; ma lo amo per l’efficacia rappresentativa di una nobile tradizione, di vanto e di gloria, che in esso rivive e che esso felicemente continua.
In quanto alle ragazze… ebbene, esse sono veramente amabili perché sono semplicemente meravigliose, e tali “che te vie voja dc sposalle tutte”, per dirla con un verso appropriato e simpaticissimo dell’amico Gico, il noto arguto poeta romanesco.
Annamaria, Pina, Rosalba, Paola, Maria Pia, Liliana, Carla Luisa, Graziella; come si possono dimenticare queste belle figliole che portano attraverso l’Italia e all’estero il fascino e l’avvenenza della loro grazia e il ricordo e la conoscenza della nostra terra? Che portano in testa il fazzolettone con la maestosa baldanza di una corona imperiale? Che calzano le ciocie con la stessa orgogliosa
fierezza degli antichi ciociari, i fondatori di Roma? Che sfilano per le strade d’Europa, con armonioso incedere e vi ballano alla luce del sole, la tarantella e il saltarello con la stessa disinvoltura e con lo stesso impegno con cui ballerine e professioniste danzerebbero il twist o il madison sotto i riflettori delle telecamere in ripresa eurovisiva?
Belle, tutte belle queste figliuole del gruppo folkloristico di Alatri: occhi neri e profondi, viso roseo, sorriso schietto e smagliante, forme bene evidenti e ben proporzionate. Ad osservarle attentamente e singolarmente il pensiero corre, corre veloce… (non sorridano i maligni) fino a raggiungere il ricordo delle sembianze e dei costumi delle prosperose ed esuberanti donne ciociare, del secolo scorso, che il pittore Cesare Balbi volle immortalare nelle sue pregevoli tele.
E di quelle stesse donne queste ragazze di Alatri (e le ciociare in genere) conservano la vigorìa e la nobiltà dei lineamenti, la semplicità e la grazia dell’espressione femminile e di femminilità.
Ma alle loro doti fisiche (che Dio le benedica!) esse accoppiano anche i vantaggi della operosità: sono amanti del lavoro, in campo domestico, artigianale ed intellettuale. E in queste attività (che esplicano nella vita pratica quotidiana) non sono da considerarsi assolutamente inferiori rispetto alle loro piacevolissime esibizioni folcloristiche e canore, cui le ha educate, con paziente ed amorosa cura il Prof. Flavio Fiorletta, un eccezionale, appassionato studioso delle tradizioni popolari ciociare. Belle, dunque, e brave queste ragazze; tutte brave. Ma cosa diranno i baldi giovani (anch’essi bravi) che pure fanno parte dello stesso gruppo, ai quali non dedico almeno una parte di questo mio scritto? Pazienza. Provvederà qualche graziosa signorina, italiana o straniera; e ne saranno più lieti. Per loro, comunque, è già valido motivo di soddisfazione, di fierezza e di orgoglio, sapersi paesani o parenti delle brave e belle ragazze di Alatri.