Ritorno ad Alatri

Un disegno in cui si vedono la fontana di piazza santa Maria Maggiore di Alatri

Nel 1971 in una pubblicazione sulla nostra città realizzata come sempre dall’infaticabile Sor Flavio, dedicata a: “ Ai figli di Alatri, che per motivi di studio, di lavoro o di famiglia sono stati costretti a lasciare la loro terra, è dedicata questa pubblicazione che ha lo scopo di ricordare con scritti e foto di ieri e di oggi,  la città del cuore: Alatri”, Paride Quadrozzi*, anch’egli “ragazzo del gruppo” scriveva questa dedica sempre e comunque attuale (tranne che per gli aspetti ludici del tempo, ormai quasi tutti scomparsi):

Ti sarà capitato o ti capiterà di doverti allontanare per mesi o per anni da casa, dagli amici, dalla tua città:ebbene sappi, il momento più bello, quello che hai aspettato con ansia, è proprio quello del ritorno.
In qualunque paese andrai, o dimorerai, e per qualunque tempo, ti resterà sempre più difficile poter dimenticare i volti a te familiari, la casa dove tua madre t’ha cullato sulle ginocchia, la bottega dove tuo padre ha lavorato, il vicolo dove giocavi a <primera>, quell’orto dove rubavi le <mela>, i compagni che rincorrevi a <chiappaliberi>, «l’ pallin», la « palla d’ pezza», gli «strummuli››, gli «uttui» e la scuola, le «seghe ai cuscian» e Gerardo che ti rimproverava.
Quando ritorni e ti riappare, alla Maddalena, «Ciuta» ed il campanile e le case che degradano lievi dal colle, un sorriso distende il tuo volto: sei a casa.
Fissi a lungo quei tetti, feriti qua e là dal progresso e rivedi la casa di nonna: è quella lì, proprio sotto «ipizzpuzzal» e quella è la stanza dove sei nato.
«Famm’calà a Pilòn», una contadina con accento sicuro, con l’immancabile cesta e due «pullastri», ti distrae da pensieri più gravi e ripeti fra te: <so ruunut››.
La piazza ti accoglie con tutti gli amici davanti al bar, con la semplicità, la scansonatura ed i pregiudizi della tua gente.  A volte proprio questi ultimi hai rimpianto nelle lunghe serate d’inverno, trascorse tra gente che saluti ma che non conosci. Non c’è più la pietra dove giocavi a «primera» e l’orto dove rubavi le mele, non c’è più tua madre e tuo padre, ma è questa la tua gente, è questa la tua terra, dove sono sepolti i tuoi cari.
Amala questa terra, queste pietre sulle quali ti arrampicasti bambino, amale con amore forte perché esse hanno bisogno di chi le ami forte e veramente.

di PARIDE QUADROZZI

*Impegnato per tanti anni nelle attività politiche e amministrative, presidente dell’Ept di Frosinone, sempre disponibile al dialogo, amante della montagna, Paride Quadrozzi è stato un esempio per quanti si sono avvicinati al mondo della politica e della Cultura della nostra città

 

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