LA TRADIZIONE DELLA MADONNA DI PRATELLE
Un Pellegrinaggio di Fede e Storia
Nell’isola montana di Pratelle, situata a ridosso dell’Abruzzo, ogni terza domenica di luglio si tiene un evento straordinario: un pellegrinaggio di fedeli per omaggiare la Madonnina di Pratelle. Questo appuntamento annuale, radicato nella devozione e nella storia locale, attira un gran numero di partecipanti desiderosi di riscoprire le proprie radici e immergersi nella bellezza incontaminata dei Monti Ernici.
Le Origini della Tradizione
L’idea della passeggiata a Pratelle fu una delle tante felici intuizioni di Flavio Fiorletta, un uomo che ha dedicato la sua vita alla valorizzazione della cultura alatrense, con la compagnia dei “cinque bastoni”. Questo gruppo di amici era composto da Flavio Fiorletta, Pietro Tagliaferri, Giuseppe Fiorletta detto Peppinuccio, Paride Quadrozzi, e Renzo Bianchini. Nonostante gli abitanti di Alatri fossero già soliti frequentare le montagne circostanti per vari motivi, fu Fiorletta, nel 1974, a promuovere l’installazione di una statua della Madonna su Monte Bello, portata lì a dorso d’asino. Questa statua, affettuosamente chiamata la Madonnina di Pratelle, divenne presto un simbolo di devozione e di identità locale.
In seguito, il gruppo dei cinque bastoni si ampliò a sette membri, pur mantenendo il nome originale. Questo avvenne dopo una cena nella casa della suocera di Peppinuccio a Guarcino, quando Flavio aggiunse Benito Colella e Peppe Cecchinelli al gruppo.
Giuseppe Fiorletta depose una foto del figlio Roberto, prematuramente scomparso, vicino alla Madonna di Pratelle. Spesso, Giuseppe desiderava salire da solo per ritrovare un momento di intimità con il ricordo del figlio, e anche quando l’età avanzava, Benito lo accompagnava, restando indietro nell’ultimo tratto per consentire a Giuseppe di completare la salita da solo.
Purtroppo, nel 2007 la statua della Madonnina fu vandalizzata e danneggiata, un atto che ferì profondamente la sacralità del luogo. Tuttavia, grazie all’intervento del figlio di Flavio, Gigino Fiorletta, la statua fu sostituita e il pellegrinaggio poté continuare.
La Passeggiata e il Rito
Ogni anno, fino all’età di 85 anni, Flavio Fiorletta tornava sulla montagna per partecipare alla celebrazione, accompagnato dai membri del gruppo folk Aria di Casa Nostra e dal Coro Monti Pratelle. Suggestivi sono stati i vari canti intonati a conclusione della messa spesso ufficiata da Don Alberto Ponzi o alle volte da Don Antonio Castagnacci. Come testimonia il presidente di Aria di Casa Nostra Armando Colella: “Il Signore delle Cime cantata a 1800 metri, vicino alla Madonnina di Pratelle, è sicuramente uno dei momenti più suggestivi a cui si è potuto assistere”, momenti che spesso venivano impressi su pellicola da suo padre, Benito Colella. Dopo la scomparsa di Fiorletta seppur con alti e bassi, la tradizione è stata mantenuta viva grazie all’impegno di molte persone, tra cui l’associazione “Gli amici delle Pratelle”.
Le controversie territoriali
La passeggiata verso Pratelle non è solo un momento di fede, ma anche un’occasione per riscoprire la storia antica della città. Queste montagne sono state al centro di controversie territoriali con i comuni vicini di Morino e Rendinara sin dal XV secolo. Gli alatrini, considerati i più legittimi possessori di queste terre, hanno sempre difeso con orgoglio i loro diritti. Per chi fosse interessato a saperne di più, c’è un’eccellente pubblicazione del 1895 di De Persiis intitolata “I confini del territorio di Alatri sopra le montagne limitrofe con Morino e Rendinara”.
Un Evento di Comunità
La Madonnina continua a radunare un gran numero di persone ogni anno. Questi pellegrini non solo le rendono omaggio, ma colgono anche l’occasione per respirare l’aria pura delle montagne, un’aria che De Persiis descriveva come parte integrante del territorio di Alatri.
La passeggiata alla Madonnina di Pratelle è molto più di un semplice rito religioso: è un momento di connessione con la natura, con la storia e con la comunità. Un’esperienza che, attraverso la sua continuità, testimonia la forza della fede e dell’identità culturale degli alatrensi.
Un ringraziamento speciale va a Bruno Gatta per i suoi preziosi contributi.
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