Dall’ album dei ricordi: cosi scriveva Alberto Minnucci*,  uno dei tanti “giovani” del Gruppo Folclorico Aria di Casa Nostra, nei quasi  settanta anni di attività:


<<Nel 1955, a primavera, andammo a Milano. Per molti di noi fu il primo viaggio di una certa importanza e lunghezza, scusateci.  La guerra, pur terminata da dieci anni si faceva ancora sentire; il boom era di là da venire; il più… ricco o fortunato dei «ciociari 55» era stato, per diporto su un motoscooter di seconda mano. Si trattò della prima grossa ed impegnativa trasferta del Gruppo Folclorico Alatrense. Nella capitale economica italiana era in corso una delle prime edizioni della nuova fiera campionaria. Ci esibimmo in uno stadio, non a San Siro, ma all’Arena. A presentarci al folto pubblico delle scalee fu un giovanotto molto elegante e dalla voce calda. Quasi nessuno lo conosceva. Ci dissero che era un dottore in legge e che si chiamava Enzo Tortora.  Anche il Gruppo, come il futuro presentatore TV era alle prime armi. Avevamo addosso una paura da far tremare il pur robusto palco. Cantammo ballammo. Ci fu prima silenzio e poi un uragano d’applausi «Forza mò…» ci sussurrammo, rinfrancati, ed esplodemmo nel salterello che i meneghini mostrarono di gradire molto di più dei compassati anche se perfetti balletti dei gruppi orientali. Il sole milanese, si sa, ad aprile è quello che è; ma noi riuscimmo a… scaldarlo. Il giorno successivo, tutti i giornali milanesi scrissero d’Alatri. Ricordo l’autorevole «Corriere della sera»: « …i ciociari d’Alatri si scompongono, pare che ognuno vada per conto suo, poi, improvvisamente, eccoli uniti, in una sfavillante policromia.
Il loro salterello ha fatto esplodere la Santabarbara dell’arena ».
Quando andammo in Fiera, il successo non fu minore. I nostri colori, gli ori e i coralli delle nostre ragazze fecero faville. Come attori fummo “richiesti” per centinaia di fotografie tra cinesi e neri. Dovevamo sorridere a tutti perché la Ciociaria ride di sole. Ma Dio solo sa con quale sforzo lo facemmo perché le ciocie del « 55 » erano…vere ciocie  (prese in prestito dai contadini) e quasi tutte erano strette o larghe ed i piedi, non abituati, ne soffrono ancora dopo vent’anni. La sfilata in Piazza Duomo, sotto la Madonnina: un ricordo davvero incancellabile! Quando il corteo entrò in Galleria fummo presi dallo spavento. Lo sapevamo cos’era la Galleria di Milano nei cui «caffè», a quell’ora, sedevano solitamente i più famosi scrittori, editori, attori, giornalisti, industriali e registi italiani. Era un pubblico d’eccezione, insomma, quello verso il quale andavamo incontro. «Forza mò…» ci sussurravamo e ricominciammo col salterello mentre lo storico campanaccio svegliava anche i più addormentati colombi delle più alte guglie del Duomo. E tutti ci applaudirono con passione e convinzione. Ma uno degli spettatori, un cameriere che serviva quegli uomini famosi, ci fece piangere. Approfittò di un momento di calma e di relativo silenzio e, brandendo il cabaret, «Evviva S. Sisto» urlò e scomparve tra gli eleganti abiti della Milano-bene. Dopo sapemmo che era un ragazzo della “Fiura” al quale avevamo portato un angolo di casa sua.>>
di Alberto Minnucci 10/07/34 – 25/05/95

*Per oltre 30 anni fu puntuale interprete dei bisogni della comunità locale nelle pagine de il Messaggero con collaborazioni con Avvenire. Memorabili le sue battaglie contro il potere: i lettori sapevano di poter trovare nelle sue cronache non solo fatti ma anche vere e proprie frustate di ribellione civile e contro il potere burocratico.
Per ricordarlo, nel 1996 fù stato istituito il Premio giornalistico Alberto Minnucci. Tra i giornalisti che hanno ricevuto il premio vi sono Bruno Vespa, Carmen Lasorella, Lilli Gruber, Enzo Biagi, Giorgio Tosatti.

 

Concludiamo la nostra “carrellata” dei personaggi che hanno dato lustro alla città di Alatri, così come l’abbiamo aperta: ricordando un sodale amico di Gerardo Celebrini… parliamo infatti di:

Giovanni Ricciotti

Nato ad Alatri il 06/12/1867. Storico e letterato con predilezione per gli scritti di San Francesco al quale ha dedicato varie conferenze;  Studioso del  dialetto Alatrese scrisse un testo con grammatica e vocaboli. Fratello del notaio Ricciotti, ha ricoperto vari incarichi nel corso della sua carriera professionale:
– 20 dicembre 1909, con decreto del R. Prefetto di Roma è nominato Commissario per la Congregazione di Carità di Guarcino
– da dicembre 1909 a dicembre 1912, segretario del Comune di Torre Cajetani
– Nel 1912 viene nominato segretario interino del Comune di Alatri e passa definitivo in seguito a concorso il 20 aprile 1920;
– Il 28 aprile 1915 viene chiamato a Segretario di Acuto in seguito a concorso e ad Agosto 1922 viene nominato segretario capo interino del Comune di Alatri; il 18 Agosto 1923 viene nominato segretario capo per promozione del Comune di Alatri.
E’ stato inoltre dal 1908 al 1915 segretario del Consorzio Agrario di Alatri e dal 1901 al 1924 Capo del collegio dei Sindaci della Cassa Rurale Madonna delle Grazie di Alatri.

Ha ricevuto vari riconoscimenti :
il 28 gennaio 1910 Encomio del R.Commissario di Guarcino, il 24 settembre 1912 Encomio del R. Commissario di Torre Cajetani Rag. Tocco Francesco, primo ragioniere presso la Prefettura di Roma.
26 giugno 1915 Encomio del Commizzario Prefettizio Cav. Garibaldo Ferrari, primo ragioniere presso la R.Prefettura di Roma.
21 ottobre 1923 Encomio del Commissario Prefettizio Cav. Uff. Enrico Tusa, primo ragioniere presso la R.Prefettura di Roma
Nel 1937 ha lavorato presso il Comune di Belmonte Castello e nel 1938 presso il Municipio di Atina, dopo il quale si è ritirato per quiescenza.

Dall’entrata in guerra, da maggio 1915 a tutto il 1919,  il segretario Ricciotti tenne l’amministrazione dei fondi pei sussidi alle famiglie dei militari richiamati o trattenuti alle armi. Curò il rientro di parecchi disertori e in varie continuate conferenze pubbliche e private in Alatri e fuori predicò specialmente dopo il disastro di Caporetto, la resistenza interna. Disimpegnò il servizio dell’ufficio notizie tenendo sempre altro lo spirito nazionale. Predicò sempre i principi di fratellanza e di pace sotto l’egida delle istituzioni che ci reggono. Fu sempre a capo di ogni movimento, diretto a mantenere saldo e fermo il principio della italianità e della fedeltà al Re e alla Patria

Dal libro “Alatri ed il suo vernacolo” di Padre Igino da Alatri, edizione pubblicata il 06/09/1986 per i tipi delle Arti Grafiche Tofani dalla Soc. Cooperativa Cultura e Territorio – Archeoclub, nella “Storia Pupulara”, racconti su Alatri davanti il camino”, a  pag. 157  viene cosi descritto:

Con l’amico Gerardo Celebrini  ha composto alcune canzoni ancora molto conosciute ed eseguite negli ambiti delle tradizioni popolari ciociare; infatti nel 1900 in occasione della fiera della Maddalena (che ricorre il 22 luglio), scrissero  le parole (Celebrini) e la musica (Ricciotti) delle canzoni alatrensiL’Arca“, “Gli culacchiegli“, “Juccia“, “La cipolla“, “La tesserella“, “La ciammotta“.

In occasione della morte del caro amico Celebrini  avvenuta nel febbraio del 1930, fu chiamato,  in nome ed in rappresentanza del generale Turano,  Commissario Prefettizio, a porgere  il saluto della cittadinanza  e dell’Amministrazione Comunale .

E’ morto  il 23 Dicembre 1943

(Si ringrazia Filippo Petricca)

Egnazio Danti
Nato a Perugia nell’ aprile 1536, Egnazio Danti, è stato insigne vescovo della città di Alatri. Noto cultore di scienze, ma anche di filosofia e teologia, è famoso per aver disegnato le carte geografiche degli armadi in Palazzo Vecchio a Firenze per incarico dei Medici e per aver progettato il quadrante astronomico e l’armilla equinoziale, posti sulla facciata di Santa Maria Novella. Scrittore prolifico e docente negli studia di Firenze e Bologna, viene utilizzato dal papato per compiere rilievi topografici in Umbria e per disegnare le famosissime carte geografiche d’Italia della Galleria Vaticana. In Alatri riorganizza la diocesi secondo le disposizioni tridentine ed è l’artefice di un forte rinnovamento della chiesa locale. Muore ad Alatri il 19 ottobre 1586

Pompeo Molella
Insigne figura di giurista, Pompeo Molella nasce ad Alatri nel 1548 da Valerio e Giovanna Tuzi. Lauratosi giovanissimo in giurisprudenza, verso il 1574 si trasferisce a Roma, dove riesce a conquistarsi la fiducia e la simpatia di alti prelati. Clemente VIII, nel 1592, prima gli affida il governo rato di Imola, quindi lo nomina Procuratore generale del Fisco. Gli alti incarichi non lo distolgono dalla professione di magistrato, attraverso la quale lega il suo nome ai principali processi del tempo. Di questo il più eclatante, anche per le conseguenze che coinvolgono lo stesso Clemente VIII, è quello relativo a Beatrice Cenci che, riconosciuta colpevole di parricidio, viene decapitata insieme ai suoi complici nel settembre 1599. Molella conserverà l’incarico di Procuratore fino al 1605, anno in cui è inviato da Paolo V a governare alcune città dello Stato della Chiesa. Muore a Roma l11 settembre 1608.

Luigi Ceci
Valente figura di glottologo e latinista, nasce in Alatri il 2 febbraio 1859 da Vincenzo, modesto tintore, e da Maria Minnocci. Dopo gli studi classici svolti presso le Scuole Pie di Alatri e di Savona, nel 1882 ottiene a Firenze, la laurea in lettere. Chiamato a Roma come suo segretario particolare dal ministro della Pubblica Istruzione, collabora alla preparazione di un progetto di riforma per la scuola superiore, progetto mai realizzato per le dimissioni del presidente del Consiglio dei Ministri, Depretis. Insegna Latino e greco nei più prestigiosi licei in Italia. Nel 1893 ottiene la cattedra di grammatica indo-greco-italica presso l’Università di Roma, ricoprendo per due volte la carica di Preside della facoltà di lettere. Nel 1914 è inserito nella commissione preposta alla riforma degli studi superiori dal Ministro Cretaro distinguendosi per la grande competenza scrivendo la Relazione generale. Si dedica agli studi della lingua slava senza tralasciare la sua copiosa attività di saggista. Tra i suoi scritti: Il pronome personale senza distinzione di genere nel sanscrito, nel greco e nel latino, Il vocalismo nel dialetto di Alatri, Tabulae Iguvinae, Grammatica della Lingia latina, muore ad Alatri il 22 giugno 1927.

Luigi Pietrobono (Dantista)
Nasce ad Alatri il 26 dicembre 1863. Nel 1880 entra nell’ordine degli Scolopi e si accosta agli studi classici, laureandosi in lettere con una tesi sulla Teoria dell’amore in Dante, edita nel 1888. Successivamente si laurea in Filosofia, con il saggio, anch’esso pubblicato, Il fondamento psichico della vita animale secondo Rosmini e Darwin. Per circa mezzo secolo, con la breve parentesi degli anni 1905-06 nei quali è chiamato a dirigere l’istituto Conti Gentili di Alatri, insegna nel prestigioso collegio Nazareno di Roma come titolare delle cattedre di letteratura italiana, latina e greca, di filosofia e di religione. Nel 1899 incontra Giovanni Pascoli e dà inizio alla lunghissima e fortunata attività di saggista che lo porta a pubblicare numerosi studi sul poeta romagnolo. Il suo grande amore resta però Dante e la Divina Commedia, la cui personale lettura lo rende noto agli studenti liceali e universitari dell’Italia intera. Lo spirito liberale emerge durante la prima guerra mondiale, quando non esita a scendere in piazza per esortare i giovani a correre in aiuto della Patria dopo la disfatta di Caporetto. Dei numerosissimi saggi: L’opera poetica di G. Pascoli, Dal cerchi al centro: la struttura morale della Commedia, Il commento alla Divina Commedia, etc.; Grande figura di dantista,  attento e profondo studioso della letteratura italiana, muore a Roma il 27 febbraio 1960.

Valerio Molella
Discendente da una delle più nobili ed antiche famiglie di Alatri, distintosi per il suo mecenatismo e per l’alto amore verso la città cui ha dedicato una vita intera. Lascia in eredità una ricchissima biblioteca di manoscritti che resta un preciso punto di riferimento per quanti vogliano sapere o scrivere di Alatri.

Padre Igino da Alatri
Padre Igino, al secolo Coccia Sisto di Giovanni Battista e di Tagliaferri Chiara, nacque in Alatri l’11 gennaio 1883.
Frequentò le classi ginnasiali nel patrio ginnasio-liceo “Conti Gentili”. Vesti l’abito religioso in Fiuggi (Maestro il P. Bonaventura da Rocca di Papa)  il 15 gennaio 1898 ed emise la professione semplice il 15 gennaio 1899.
Iniziò lo studio filosofico in Monte S. Giovanni sotto il Lettorato del P. Bernardo da Guarcino. Fu quindi iscritto alla Pontificia Università Gregoriana e consegui la laurea in filosofia. Fu ordinato sacerdote il 23 luglio 1905.
Nel novembre 1907 fu nominato Lettore di Filosofia e Direttore dello Studio di Frascati e fu nominato Lettore di S. Teologia ad honorem.
Negli anni scolastici 1915-19 insegnò lingua francese e scienze naturali nel Seminario diocesano.
Nel periodo di ottobre 1929 – maggio 1931 fu inviato a insegnare nello Studio Filosofico di Alatri. Indi tornò nuovamente a Veroli in qualità di Guardiano e di Direttore del Seminario Serafico, cariche che detenne per un sessennio. Nel Capitolo Provinciale del 1946 fu nuovamente assegnato di famiglia a Veroli in qualità di Padre Spirituale dei fratini e qui vi è rimasto ininterrottamente fino alla morte, avvenuta il 29.7.1962.

Altro lato notevole dell’attività del P. Igino è quello di scrittore. Oltre a varie monografie e articoli apparsi su la rivista «L’Italia Francescana» e su giornali, le sue opere date alle stampe sono le seguenti.
S. Francesco in Alatri (Isola Liri, 1929);
Guida della Chiesa della SS. Concezione dei Cappuccini di Roma (Tivoli, 1930);
Alatri e il suo celeste Patrono (Veroli, 1932);
Breve storia di S. Sisto (Frosinone, 1932);
Atti del II Convegno laziale del III Ordine (Veroli, 1921);
Atti del Convegno dei Dirigenti del T.0.F. (Roma, 1946).
Alatri e il suo vernacolo
Opere inedite: 1) Corso ciclico di canto ecclesiastico; 2) Stilistica latina; 3)Consigli pratici agli oratori sacri; 4) Tavole sinottiche di prosodia latina; 5)Gli araldi della luce, racconto apologetico; 6) Fiamme di sacrificio, Vita di S. Francesco da Leonessa; 7)I Cappuccini e Vittoria Colonna; 8) L’ortodossia cattolica di Vittoria Colonna.

 


Per: Luigi Ceci, Luigi Pietrobono, Sisto Magni, Valerio Molella, Pompeo Molella, notizie tratte da “Conoscere Alatri” di  Armando Frusone

De Persiis Luigi (vescovo)
nacque ad Alatri il 9 maggio 1835. Sentì ben presto la vocazione al sacerdozio e fu accolto nel patrio seminario. Dimostrò grande amore per lo studio della filosofia, della teologia e del diritto. Pubblicò monografie e volumi di alto valore critico, tra l’altro: “Pio IX in Alatri”, “Lo stemma di Alatri”, “Memorie del Pontificato di S.Sisto I , Papa e Martire”, ” I confini del territorio comunale di Alatri” ecc. Per così interessanti opere e per la sua elevata cultura teologica e giuridica, meritò la stima di Papa Leone XIII il quale, il 21 giugno 1896, lo nominò Vescovo di Assisi. Morì il 31 ottobre 1904.
Benedetto da Alatri (cappuccino)
al secolo Domenico Fiorenza, nacque ad Alatri il 6 dicembre 1847. Appartiene all’ordine dei Frati Minori Cappuccini. Tenne la cattedra di filosofia ad Alatri, fu Definitoree, per due Volte, Ministro della Provincia Cappuccina di Roma. Fu nominato teologo e fu scelto dalla Regina Margherita di Savoia come suo direttore e confessore spirituale. Resta il suo volume dal titolo “L’ Eucarestia e la Vergine del 1902-1904 conservato a Roma. Mori nel 1929.
Isola Pietro Antonio (professore)
nacque a Roccasecca il 5 maggio 1865. Si laureò in lettere e si diede all’insegnamento, tra cui anche nel nostro Liceo Ginnasio. Fecondo e pregevole scrittore e critico, pubblicò numerose opere, tra le quali citiamo:” Su le satire di V. Alfieri”, “L’incontro di Dante e Virgilio con Sordello e Stazio”, “Brani di Vita, Versi”, “Quattro saggi Virgiliani”, “Saggi Danteschi” ed altre opere, conservate nella biblioteca Conti Gentili di Alatri. Morì ad Alatri nel 1938.
Lazzari Marino (Professore)
nacque ad Alatri il 14 maggio 1883. Dopo aver compiuto gli studi classici ad Alatri, si laureò in Lettere e Filosofia all’Università di Napoli nel 1905. Distinto insegnante, iscritto nel ruolo d’onore, esercitò la sua professione in varie città  d ‘Italia e collaborò con numerose riviste politiche del tempo. Nel 1938 fu Direttore Generale delle Antichità e delle Belle Arti e volle il restauro della chiesa di S. Silvestro e della collegiata di S. Maria Maggiore, per riportarle nella veste originale.
Cerica Angelo (Generale dei Carabinieri)
nato ad Alatri il 30 settembre 1885. Dedicatosi alla carriera militare, prese parte alle due guerre mondiali del 1915 e 1940, raggiungendo il grado di Generale di Corpo di Armata nell’Arma dei Carabinieri.
Ebbe numerose medaglie di merito al valore militare e nel 1947 fu Presidente del Tribunale Supremo Militare. Fu  anche Senatore della Repubblica nel 1953, eletto nel collegio di Frosinone.
Amilcare Minnucci
Nacque ad Alatri il 1 maggio 1885 da Giuseppe e da Rosa Buglioni. Giovanissimo decise di seguire il mestiere che fu già del nonno e del padre: quello del sarto. Egli svolse il suo lavoro non solo per sé, ma soprattutto per gli altri, impegnandosi nell’attività politico-sindacale per migliorare le condizioni di lavoro della categoria degli artigiani e dei sarti, non solo a livello nazionale, ma anche internazionale. Decisivo fu l’incontro del tredicenne Minnucci con Romolo Murri, fondatore di un movimento che sfocerà qualche anno più tardi nel Partito Popolare di Don Sturzo. Appena ventenne assunse la direzione di una delle più famose sartorie romane, la Sartoria Grassi di Via del Corso. Limitato nella sua attività sindacale dal fascismo, continuò ad operare nell’ombra fino alla creazione dell’Associazione degli Artigiani di Roma e Provincia, di cui fu presidente, e della Confederazione Italiana dell’Artigianato Romano, di cui fu co-presidente, e dell’Associazione Nazionale dei Sartori. In un incontro a Londra nel 1947, commentando l’abbraccio tra il Presidente dei Sarti francesi e il Presidente dei Sarti tedeschi, ebbe a dire “Si sta ricucendo l’amicizia franco-tedesca. Chissà che la pace nel mondo non debba dipendere anche dalle nostre ricuciture!”. Importanti personalità del mondo del lavoro nazionale ed internazionale ricordarono con attestazioni di stima Amilcare Minnucci nel giorno della sua morte, il 27 febbraio 1969 e ancora oggi il suo nome è ricordato con un premio dedicato ai giovani sarti.
Ottavio Ceci
Al secolo Francesco Ceci, nacque ad Alatri da Ercole e Giuseppina Dell’Orco il 29 settembre 1889. Dopo gli studi ginnasiali entrò nell’ordine dei Frati Minori Cappuccini e il 29 giugno 1913 fu ordinato sacerdote. Cappellano militare nella guerra del 15-18 meritò un encomio solenne dal Generale Armando Diaz. Nel 1919 conseguì la laurea in Diritto Canonico e fu professore a Viterbo e Napoli. Fondamentale nella sua vita fu la fondazione nel 1926 della rivista “ L’Italia Francescana”, che egli stesso diresse fino al 1942 e nella quale pubblicò numerosi articoli di carattere storico-critico tenuti in grossa considerazione non solo da ambienti religiosi. Come ultimo riconoscimento alla sua opera Pio XI lo elevò nel settembre 1941 all’altissimo ufficio di Predicatore del S. Palazzo Apostolico. Morì a Cortona il 25 settembre 1943.
Cesare Zavattini
Nato a Luzzara il 20 settembre 1902. Prende la licenza elementare a Bergamo. Si trasferisce poi con la famiglia a Roma e successivamente si iscrive al Liceo “Conti Gentili” di Alatri, dove rimane fino al raggiungimento della maturità liceale. Giovanissimo effettua le prime esperienze a livello giornalistico. Visto il suo valore, Zavattini è chiamato a collaborare con importanti testate giornalistiche e con vari editori, e incontra Vittorio De Sica. Da questo incontro nascerà un sodalizio  durato a lungo dal quale hanno preso vita numerosi film di valore storico quali “I bambini ci guardano”, “Le porte del cielo”, “Sciuscià”, “Ladri di biciclette”, “Miracolo a Milano”, “La ciociara”, e tanti altri. Nel 1986 riceve la cittadinanza onoraria di Alatri.
Roasenda Paolo (Padre Mariano, Cappuccino e Professore)
nato a Torino il 22 maggio 1906. Fu noto e brillante professore di lettere classiche ed insegnò ad Alatri negli anni 1933-34-35 nel regio Liceo Ginnasio “Conti Gentili”. Nel 1940 entra nell’ordine dei  Frati Minori Cappuccini e nel 1945 riceve l’ordine Sacerdotale. Padre Mariano divenne famoso per il suo “Pace e bene a tutti” che predicava in televisione con un ascolto di quasi 15 milioni di telespettatori. Le sue prediche furono molto seguite sia da credenti e non credenti, che non perdevano quasi mai l’appuntamento alla TV con il cappuccino. Padre Mariano dava conforto e speranza con una dialettica colta ma molto vicina alla gente, Morì nel 1972 e sepolto nella chiesa “Padri Cappuccini” a Roma in via Veneto. E’ ancora popolarissimo nei ricordi degli italiani e la sua fama ha spinto la chiesa ad avviare l’iter di beatificazione che lo riconosca come “Frate della TV”.
Stefano Grappelli  – violinista
Stefano Grappelli nacque a Parigi nel 1908. A soli quattro anni perse la madre. Pur essendo nato in Francia non perse mai l’occasione di sottolineare le sue origini alatrensi a cui si sentiva molto legato, tanto da tornare ad Alatri ogni qualvolta i suoi impegni lo permettevano. Violinista, jazzista di fama mondiale, ha tenuto concerti in ogni parte del mondo: Londra, New York, Bombei, Tokyo, Berlino ecc. Morì il 1 dicembre 1997.
Armando Tagliaferri  – eroe della II guerra mondiale
Nacque ad Alatri nel 1920 da Angelo Antonio. Sottotenente del 187° paracadutisti Folgore. Gli fu conferita la Medaglia d’Argento al Valore Militare alla Memoria con la seguente motivazione:
Comandante di plotone, trascinava i suoi uomini alla conquista di posizioni saldamente tenute dal nemico in terreno scoperto, battuto dal tiro delle artiglierie nemiche e delle armi automatiche, portava a compimento la sue azione ed assaltando il nemico all’arma bianca. Ferito per l’esplosione di una mina,  ordinava che prima di lui venissero soccorsi i suoi soldati. Decedeva poco dopo per le ferite riportate (durante la battaglia di El Alamein). Africa Settentrionale, Ben El Ankara, 31/08/1942.
De  Nicolò Gastone
Nel sarcofago n.6 del sacrario dove sono sepolti i martiri delle Fosse Ardeatine sono deposti i resti mortali del giovane Gastone De Nicolò. Era nato a Roma il 23 settembre del 1925 da Giuseppe e da Milena Porcarelli. Il padre fu impiegato in uno degli uffici delle Imposte di Alatri, e risiedeva con la famiglia in via Garibaldi, mentre Gastone frequentava il Liceo “Conti Gentili” di Alatri, ed era tra i giovani iscritti alla “Giosuè Borsi” l’associazione di Azione Cattolica per studenti. Il professore Sacchetti Sassetti ricorda Gastone come studente di liceo, e Giovanni Gigliozzi, nella prefazione al libro di Attilio Ascarelli “Le Fosse Ardeatine” (ed. A. N.F.I.M. 1965) scrive: “Man mano che procedevano i riconoscimenti dei poveri resti seppi che più di un mio amico aveva conosciuto la ferocia del colonnello Kappler. E rividi il piccolo Gastone con il suo teatro di burattini. Gastone, nei giorni sereni della nostra infanzia, chi avrebbe mai potuto prevedere l’atrocità del tuo destino?”.

Marianna Candidi Dionigi (1756-1826)
Immortalò Alatri nelle sue incisioni e nei suoi scritti raccolti durante i viaggi  in alcune città del Lazio che diconsi fondate da Saturno (Alatri, Anagni, Aquino, Arpino e Atina). Dalle sue opere appare lo scenario di una ciociaria dove natura e opere umane si fondono armoniosamente.
Padre Mariano
Al secolo Francesco Veloccia, nacque ad Alatri da Nicola e Margherita Bricca il 1 giugno 1756. Dopo gli studi nel Collegio “Conti Gentili” si rese cappuccino prima e sacerdote poi. La sua storia si intreccia con le vicende storiche della seconda metà del XVIII secolo. A 37 anni fu chiamato da Pio VI come Consultore dei Sacri Riti e da quel momento rimase sempre fedele al suo Papa. Costretto all’esilio e finanche al carcere durante l’invasione napoleonica, potè finalmente tornare a Roma nell’aprile del 1814, e di nuovo gli furono affidate importanti mansioni. Ma il suo fisico, ormai indebolito dagli anni dell’esilio, lo costrinse a ritirarsi nel convento di Frascati dove morì il 19 settembre 1821, quando era ormai imminente la sua nomina a Cardinale. Padre Mariano va  annoverato tra i più grandi e benemeriti moderatori dell’Ordine Cappuccino, che egli governò con fermezza e intelligenza, per cui può esserne considerato a ragione, più che il restauratore, un secondo fondatore.
Caporilli Razza Agostino
Nacque ad Alatri il 28 agosto 1796. Trasferitosi giovanissimo a Roma studiò con grande profitto al Collegio Nazzareno del quale poi occupò la cattedra di Lettere. In seguito tornò ad Alatri, dove divenne Canonico della Cattedrale e continuò ad insegnare Lettere. La sua vasta cultura umanistica lo fece diventare amico de3i maggiori letterati del tempo, che nutrirono una profonda stima. Elegantissimo latinista e poeta squisito, compose versi notevoli per nobiltà di pensiero e per classicità di stile; tra i suoi scritti vale la pena di ricordare “Endecasillabi latini per il S.Natale” e “Inni Latini in onore di S.Sisto”. Fu inoltre membro di molte Accademie Romane, tra cui la Lucchese, la Tiberina e l’Arcadia. Morì nel 1848.

Filippo Balbi (Pittore)
nacque a Napoli nel 1806. Fu grande pittore accademico e dipinse grandiose opere per la chiesa S. Bartolomeo nella Certosa di Trisulti dove si stabilì , ma altre opere sono presenti anche nelle chiese di Alatri.La sua opera maggiore è la ” Testa Anatomica” conservata nella Farmacia di Trisulti della quale curò anche l’originale decorazione degli ambienti. Morì ad Alatri , la quale per doverosa riconoscenza gli concesse la cittadinanza onoraria, il 2 settembre 1890 e sepolto nella cappella dei Padri Scolopi di Alatri.

Vinciguerra Sisto (giuridico)
nacque ad Alatri il 17 aprile 1815. Si laureo in Giurisprudenza a Roma, dove esercitò l’avvocatura. Dimostrò la sua vasta cultura giuridica pubblicando l’opera “Declaratorie officiali di vari paragrafi del  Regolamento legislativo e giuridico”. Repubblicano per eccellenza e patriota insigne, fece parte della Costituente Romana e fu Vice Presidente del Circolo Popolare di Roma. Morì a Genova, il 4 febbraio 1871.
Vincenzo Lombardi
Nacque ad Alatri il 20 novembre 1820 da Angelo Antonio e Maria Francesca Lupi; il 27 febbraio 1849 entrò come soldato comune nel Battaglione Cacciatori dell’Alto Reno e come tale prese parte alla difesa di Ancona bloccata dagli austriaci. Il 2 agosto dello stesso anno fu promosso tenente. In quel periodo si guadagnò la stima di Garibaldi che, dopo l’arrivo dei francesi a Roma e la conseguente caduta della Repubblica Romana si recò con pochi suoi fidi, tra cui Vincenzo Lombardi alla volta di Venezia che ancora resisteva allo straniero. I garibaldini si imbarcarono a Cesenatico ma Lombardi e alcuni suoi compagni furono fatti prigionieri e rimpatriati. Il Lombardi tornato ad Alatri visse purtroppo di stenti. Morì il 26 novembre 1906 all’età di 86 anni in una clinica vicino Como. Recentemente il comune di Cesenatico ha rievocato le spedizioni dei garibaldini dedicando loro una lapide, sulla quale figura il nome di Vincenzo Lombardi.
Paolo Volpi Manni
Nacque ad Alatri il 15 febbraio 1828, da Pietro e Caterina Cappelli. Illustre personaggio alatrense, il prof. Sacchetti Sassetti lo ricorda nella “Storia di Alatri” come “l’unico figlio di cui Alatri potesse menar legittimo vanto” nel secolo scorso. Trasferitosi con la famiglia a Roma, vi frequento l’Università laureandosi in Filosofia. Venne ascritto all’Accademia Drammatico-Letteraria e fu socio dell’Accademia Scientifico-Letteraria dell’Immacolata Concezione. Nel luglio 1852 ricevette la Laurea ad honorem in Giurisprudenza e qualche anno dopo fu nominato aiuto al Supremo Tribunale della Sacra Rota ottenendo così il più alto grado della Magistratura laica. In seguito ai fatti di Porta Pia assunse la carica di Commissario dell’Amministrazione Comunale di Roma. Fu inoltre membro della Commissione Consultiva per le nomine impiegatizie, nonché Presidente della Commissione nella delicata questione della definizione dei beni ecclesiastici dopo la caduta del potere temporale. Nelle elezioni politiche del 1874 il Collegio di Anagni lo mandò alla Camera come deputato, grazie ai molti suffragi avuti dagli alatrensi. Nelle elezioni del 1877 non fu rieletto per pochi voti, ma a dimostrazione della stima che il mondo politico e l’intera stampa nazionale nitrivano per lui, fu lo stesso Francesco Crispi che nel 1890 lo chiamò come Senatore a vita. Sul finire della sua vita, nel 1889, fu anche eletto Consigliere Comunale di Alatri, pochi anni prima di morire a Roma, il 6 gennaio 1892 stroncato da una polmonite. La politica, affermava Paolo Volpi Manni, non è un’arma da utilizzare per i propri bassi scopi, ma uno strumento prezioso con cui giovare efficacemente alla patria.

immagine F. Balbi da https://it.wikipedia.org/wiki/Filippo_Balbi

Alatrino da Alatri
Nacque ad Alatri nella seconda metà del XII secolo. Fu religioso molto stimato per cultura e ingegno, suddiacono e cappellano di tre papi: Innocenzo III, Onorio III e Gregorio IX. Grazie alle sue capacità entrò nelle grazie di questi pontefici che gli affidarono spesso compiti delicati. Ad ulteriore conferma delle abilità di Alatrino giunse la stretta collaborazione con l’imperatore Federico II; di quanta stima l’imperatore e il papa lo ricambiassero  fu constatato con l’assegnazione della prepositura di Acqui e del Canonicato della diocesi di Treviri, in Germania. I rapporti con l’imperatore si deteriorarono però a causa di una controversia tra le città della neo-costituita  Lega Lombarda e l’imperatore stesso. Alatrino rimase comunque fedele al papato per tutto il resto della sua vita, passata a dirimere delicate questioni e a coprire difficile ruoli. Morì nel 1237, pochi anni dopo essere stato insignito dal pontefice Gregorio IX dell’alta carica di Rettore del Ducato di Spoleto.

Pandolfo da Alatri  – biografo di papi e storico
Nacque e visse ad Alatri tra l’ XI e il XII secolo. Compiuto il corso di studi umanistici a Montecassino fu ben presto chiamato alla Corte Romana e lì divenne familiare del papa, nonché Lettore ed Esorcista. Trascorse la sua vita sempre fedele al papato. Per tale ragione poté raccogliere prezioso materiale intorno alla vita e alle opere degli stessi pontefici, che, nella sua qualità di familiare, egli accompagnò nei frequenti viaggi per poi stenderne la biografia con scrupolosa veridicità. Molto importanti e storicamente esatte furono le biografie dei cinque papi: Vittore III, Pasquale II, Gelasio II, Callisto II e Onorio II, nelle quali si narra il duro e tragico periodo della lotta delle investiture, e dalle quali tutti gli scrittori posteriori attinsero a larga mano. Non poche volte, come nella vita di Gelasio II, egli imprime alla narrazione un’intensa forza drammatica che vivamente impressiona e talora commuove. Per questi motivi egli è riuscito ad accattivarsi, più che la stima, l’ammirazione di tutti gli storici, senza eccezioni, che ne fanno ampi elogi di stilista efficace e soprattutto di storico veritiero e coscienzioso.

Cardinale Ugone
Educato a Montecassino, si rivelò subito uomo animoso, robusto e di ingegno elevatissimo. Grazie alle sue capacità fece rapidamente carriera nel mondo ecclesiastico, giungendo al titolo di Cardinale e uomo fidato del Papa. E’ oggi lodato da tutti gli storici, Gregorovius compreso, per un suo gesto eroico che gli è valso l’appellativi di “Novello Enea”. Durante l’invasione dell’imperatore Enrico V riuscì, pur ormai anziano, a trarre in salvo il Papa Gelasio II, portandolo in spalla dalle rive del Tevere e riuscendo a nasconderlo dagli occhi dei barbari, fino a rifugiarlo nella fortezza di Gaeta. Morì l’8 gennaio 1121 durante un viaggio nelle Puglie.

Cardinale Gottifredo
Nacque ad Alatri nel 1200 ca. Il pontefice Alessandro IV, apprezzandone la profonda dottrina e la rara sagacia, lo elevò da Vescovo a Cardinale affidandogli la Diaconia di S. Gregorio al Velabro. Dopo il 1264 partecipò attivamente agli affari ecclesiastici: fu grazie alla sua abilità che risolse la delicata questione della sottomissione della città di Bologna al dominio pontificio. Riguardo Alatri, si rese benemerito con la costruzione di numerose opere pubbliche di rilevante importanza architettonica, fra cui anche la Chiesa di S. Stefano, alcune delle quali portano tuttora il suo nome  (come il famoso Palazzo Gottifredo, oggi sede del Museo Civico). Morì a Roma, colpito dalla peste, nel maggio del 1287.

Antonio da Alatri (pittore)
nacque ad Alatri, verso la seconda metà del  XIV secolo. Si comprende facilmente che fu discepolo di una buona scuola e fu eccellente divulgatore delle forme portate a Roma dai grandi maestri della prima metà del quattrocento e più spiccatamente da Gentile da Fabriano. La sua opera di certa rinomanza è il trittico che si conserva nella chiesa di S. Maria Maggiore, questo dipinto reca nella tavola centrale l’immagine del redentore benedicente, seduto su un trono fortemente prospettico e decorato con i più svariati ornamenti cari all’arte tardo- gotica. Con fondamento approssimativo possiamo permetterci di assegnargli le seguenti opere: “Madonna col Bambino”, “S. Giovanni  Battista”, “S. Leonardo”, “Madonna di Loreto”, “S. Sebastiano”, affrescate nelle pareti di varie chiese di Alatri.

Bernardino Cacciante
Nacque ad Alatri intorno al 1475. Il nome di “Cacciante” gli deriva dal soprannome di un suo antenato che ricevette la “corona civica” per aver salvato Alatri con onore da un assedio di barbari, e significa per l’appunto “colui che scaccia il nemico”.
Grande umanista, autore di importanti scritti sia in volgare che in latino, la sua figura recentemente rivalutata si staglia come tra le più importanti tra i letterati del Cinquecento. Non molte sono le notizie sulla sua vita; si sa che visse a Roma, Urbino e Mantova. Nell’opera di questo forbito trattista cinquecentesco si fondano armoniosamente tradizioni classiche e cristiane, rivivono i temi noti della giustizia, della liberalità, dell’amicizia, della fortuna, della cupidigia e della ricchezza. Grande interesse nell’ambiente degli studiosi ha suscitato il volume “Bernardino Cacciante Aletrinate” (Centro Studi Sorani “Vincenzo Patriarca”, 1982) di Mario Martini, grazie al quale è finalmente stata resa giustizia alle opere del Cacciante. Le opere pubblicate nel libro sono le seguenti: “Libretto apologetico delle donne”, “Dialogus inscriptus lamentatio”. “Epistola al Patrizio Romano Latino Giovenale”.

 

 

Febbraio 1962 Agrigento
Festival del folklore in occasione della Sagra del Mandorlo in Fiore quando tutto il territorio compreso tra la città e la collina su cui sorgono i Templi greci diventa una distesa spettacolare di mandorli fioriti.
Una settimana di permanenza per partecipare a spettacoli, sfilate con tanto di carretti siciliani tipicamente addobbati, mostre, incontri con altri gruppi, ricevimenti con le autorità e gli organizzatori con scambi di doni (la nostra conca è arrivata ovunque il gruppo di Alatri sia stato).
L’emozione più grande?
Esibirsi su un palco avendo come sfondo il Tempio della Concordia le cui possenti colonne scanalate
ci “sostenevano” durante i momenti di pausa. Davanti a noi moltissimi spettatori che, entusiasti, applaudivano ad ogni esibizione.
Tanti i gruppi partecipanti, un caleidoscopio di suoni e colori per un inno alla bellezza e all’amicizia.
E poi lo spettacolo nello spettacolo: il tramonto nella Valle quando gli ultimi raggi di sole colorano d’oro i templi che insieme ai mandorli fioriti creano un’atmosfera da sogno.


Allora si era giovani e non ci si rendeva conto di tante cose ma col passar del tempo, si sa, i ricordi riaffiorano più nitidi che mai ed è proprio il ricordo che da’ una dimensione diversa al vissuto.
Quel luogo magico non sarà dimenticato da chi insieme a me ha vissuto quell’esperienza.
Per alcuni giorni, ancora oggi, storia, folklore ed arte convivono in perfetta armonia.
Ci venne raccontata una storia, di un bambino che desiderava tanto vedere la neve ed il suo papà lo condusse su un’altura che dominava la Valle .Era il periodo della fioritura, una distesa di un candore unico. “Ecco” disse il papà al bambino “quella che vedi laggiù è neve”.
Ingenuità e amore, ma il mandorlo aveva creato una nuova leggenda oltre a quella già esistente.

di Anna Maria Fiorletta

Lucio Betilieno Varo
Nacque ad Alatri e visse intorno al II secolo a.C. Insigne personaggio dell’età repubblicana ben noto a tutti gli archeologi e agli studiosi della civiltà dell’antica Roma. Betilieno fu uno dei più benemeriti cittadini di Alatri; essendo ricco per censo e per possessi fu dal Senato eletto due volte Censore, cioè preposto alla cura delle costruzioni cittadine. Nei dieci anni di censorato, durante un lungo periodo di pace dopo la prima guerra punica, arricchì la città di importanti opere pubbliche, così tecnicamente perfette da destare l’ammirazione dell’ingegneria moderna. Una antichissima lapide in latino arcaico testimonia la costruzione di alcune di queste opere: molte vie, il portico che conduce all’Acropoli, una piscina, un serbatoio per la raccolta dell’acqua, sedili pubblici, il macello ecc. Ma l’opera più imponente è senz’altro l’acquedotto, datato come il più antico acquedotto ad alta pressione che la storia romana conosca.

Patrizio Liberio, Prefetto delle Gallie
Patrizio Romano, nacque  ad Alatri e visse tra il V e il VI secolo d.C. Eletto ministro  da Odoacre, re degli Eruli, si mostrò sempre a lui fedelissimo, servendolo e difendendolo con tutte le sue forze. Quando Odoacre fu trucidato da Teodorico, Patrizio Liberio non si assoggettò a quest’ultimo rimanendo ancora fedele al suo re. Questo atteggiamento gli valse l’ammirazione di Teodorico, che gli affidò il delicato compito di procurare la pacificazione tra i Goti e gli Italiani. Durante la reggenza di Amalasunta, precisamente nel 526, fu eletto Prefetto delle Gallie, la quale missione egli assolse così bene che quei popoli, tanto insofferenti e ribelli allo Stato, divennero disciplinati e fedeli. Egli inoltre non trascurò la vita cristiana, a quel tempo fortemente insidiata dalle eresie. In particolare fece convocare un importante Concilio ad Oranges, in occasione dell’inaugurazione di una Basilica. Richiamato a Roma fu prescelto per nuove e importanti mansioni anche dal re Teodato e dall’imperatore Giustiniano, che lo inviò ad Alessandria d’Egitto come Legato imperiale straordinario, proclamandolo “personaggio gloriosissimo”.

Gregorovius  – storico
Ferdinand Gregorovius nacque il 19 gennaio 1821 in Germania, in una città della Prussia orientale. Il 2 ottobre 1852 giunse a Roma dopo aver visitato Venezia, Firenze e altre città dell’Italia settentrionale.

fonte: Gettyimages

Iniziò un periodo di soggiorno inaspettatamente lungo e produttivo, 22 anni, durante i quali visitò con i suoi viaggi l’intera penisola, con particolare attenzione verso la Ciociaria e Alatri. Oltre alla famosa lapide posta nella strada che conduce all’Acropoli, Gregorovius ha dedicato ad Alatri numerose pagine delle sue “Passeggiate Romane”, nelle quali decanta non solo la bellezza estetica dei monumenti ma anche la cordialità degli abitanti e l’intensa vita di scambi commerciali; grazie ai suoi scritti la città di Alatri è stata conosciuta e valorizzata presso ambienti letterari e accademici. Tornato in Germania assunse la fama di grande storico. Morì il 1 maggio 1891 a Monaco di Baviera.

 

S. Quinziano Martire
Nel 529 il patriarca S. Benedetto da Norcia effettuò il viaggio da Subiaco a Monte Cassino. Proprio il Cardinale Schuster nel suo libro, cita che in questo viaggio, S. Benedetto passò ad Alatri per visitare la tomba di S.Quinziano Martire e fu ospitato dall’abbate Servando.Ora ad Alatri resta solo la contrada dell’omonimo Santo in località Chiappitto, ma purtroppo della famosa tomba del Martire non resta nulla.

Patrasso Leonardo (Cardinale)
nacque ad Alatri o Guarcino verso il 1230.Religioso dei Frati Francescani Minori fu canonico della cattedrale di Alatri e nel 1290 Vescovo della medesima città. Il suo nome è ricordato nell’antico “Statuto di Alatri” per l’ardua opera pacificatrice che egli svolse tra le famiglie nobili della che si contendevano il potere religioso. Nel 1300 lo zio Benedetto Caetani, divenuto Papa Bonifacio VIII, lo chiamò a Roma per farlo Cardinale. Morì a Lucca il 7 dicembre 1311.

S.Servando
Nacque ad Alatri nel VI secolo. Fu monaco ed Abate nell’antichissima Badia di Alatri. Visse una vita austera, interamente dedicata al servizio di Dio. Anche il Pontefice S. Gregorio lodò il venerando Abate. Fu carissimo amico di S. Benedetto il quale nel 528, dovendo recarsi a Cassino insieme ai discepoli Mauro e Placido, conobbe per la prima volta l’Abate Servando, del quale gli era già nota la fama di santità. In occasione di quella visita S. Benedetto donò all’Abate una campanella per ripagare l’ospitalità, che ancora oggi è conservata presso il Monastero delle Suore Benedettine di Alatri. Nacque da quel giorno un’ intensa amicizia tra i due, che spinse in più di una occasione l’Abate Servando a recarsi in visita presso il cenobio edificato a Montecassino da San Benedetto. Fu proprio durante una di queste visite che i due furono testimoni, una notte, della visione di una pioggia di luce sfavillante che accompagnava l’ascesa al cielo di Germano, Vescovo di Capua. Si seppe in seguito che quel Santo Vescovo morì proprio la sera della visione. San Servando è festeggiato dal Martirologio della Chiesa il 23 marzo.

 

 

 

 

 

 

In questa raccolta redatta in 5 sintetiche “puntate”, vogliamo ricordare o far conoscere tutte quelle persone, nate o no ad Alatri che,  a vario titolo,  Le hanno dato lustro.
Tratteremo anche “personalità” che per la loro attività, il loro impegno civico, il loro amore per la cultura e le tradizioni  hanno  apportato un valido contributo alla vita civile, culturale e religiosa della nostra città.  In tutto, trattati più o meno approfonditamente sono circa 40 citazioni che speriamo possano arricchire il bagaglio storico-culturale di quanti avranno il piacere di leggerne le gesta o le opere. Noi nel nostro piccolo intendiamo partire da coloro che per la nostra attività rappresentano comunque una fonte importante di ispirazione per la musica, il canto e la prosa  e la cui biografia magari è meno conosciuta…  Buona lettura!!

Gerardo Celebrini

Nacque a Ripi nel 1866 da Domenico e Granelli Adelaide; maestro elementare con la passione della scrittura dialettale e del componimento poetico. Sposato con Maria Dell’Orco aveva 6 figli: Domenico detto “Memmino”, Dante, Galileo, Francesco, Giuseppina e Anita.
Scrisse di lui l’amico Giovanni Ricciotti : “quella verve piacevolissima fece di lui uno dei nostri più apprezzati verseggiatori dialettali del quale qualche furtivo sonetto venne anche registrato negli annali degli studi glottologici in Italia”.
Con il Ricciotti ha composto alcune canzoni ancora molto conosciute ed eseguite negli ambiti delle tradizioni popolari ciociare; infatti nel 1900 (vecchia alatri di flavio fiorletta) in occasione della fiera della Maddalena (che ricorre il 22 luglio) , scrissero  le parole (Celebrini) e la musica (Ricciotti) delle canzoni alatrensi “L’Arca“, “Gli culacchiegli“, “Juccia“, “La cipolla“, “La tesserella“, “La ciammotta“. Ha scritto inoltre i testi di Rusì Rusì con le musiche di Italo Ciarrapica.
Altri componimenti si possono reperire nella pubblicazione “Vecchia Alatri” di Flavio Fiorletta come: Acqua del Cosciano, Gli Cagliozzo, Che Bravo porco (dialogo fra Michele e Geremia), Serenata a Razia e soprattutto un elenco particolareggiato dei “soprannomi” in voga nel 1900 nella città ernica (i soprannomi di alatri dal 1900)

Ha pubblicato nel 1902 la prima edizione del testo per le scuole serali e festive, maschili e femminili, approvato dalla Commissioni Scolastiche Provinciali del Regno:
Le conversazioni dello Zio Menico .
Una  seconda edizione è stata pubblicata nel 1910 (rif. Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia  n.76 -01/04 1910- sezione Industria e commercio – n. d’ordine 53283 del registro generale)

Morì  a 63 anni, nella sua abitazione in Vicolo Cataldi, 4  il 04/02/1930.
L’amico G.Ricciotti fu incaricato a rivolgergli il saluto dell’Amministrazione Comunale con questa eulogìa
In morte del grande amico Gerardo Celebrini.
In nome ed in rappresentanza del generale Turano Commissario Prefettizio, chiamato oggi altrove per altissimi doveri di ufficio, mando alla memoria del carissimo maestro, il saluto e reverente e devoto della cittadinanza tutta e dell’Amministrazione Comunale che con deliberazione odierna ha decretato a lui un posto distinto nel Cimitero. Gerardo Celebrini fu maestro integerrimo, probo, attaccato indefessamente al dovere, di null’altro conscio e preoccupato che dell’educazione dei piccoli nei quali curò con particolare zelo il culto della religione e della Patria.
Fu maestro a tutti i maestri che io qui veda lacrimare attorno alla sua salma e fu modello a tutti per modestia, per devozione alle istituzioni, per integrità di vita.
Fu ammirata in lui un’educazione superiore, e quella verve piacevolissima fece di lui uno dei nostri più apprezzati verseggiatori dialettali del quale qualche furtivo sonetto venne anche registrato negli annali degli studi glottologici in Italia.
Fu soprattutto un cittadino di grande onestà e di severi costumi per cui tutti rimpiangono la perdita amara ed irreparabile.
Sia pace a l’anima sua. Lux aeterna luceat eis